Diamine

Non potevo crederci. Mi chiedevo come fosse possibile che ti ritrovassi in quella situazione. Le persone si cercano, si parlano, avresti potuto scrivermi in qualsiasi momento. Non è servito nemmeno che mi disperassi, cercando inutilmente una tua risposta, qualche frase che mi tranquillizzasse, il niente. 

Del resto, che non avessi più intenzione di sentirmi, lo avevo capito da un po’.  Nulla è servito quel tuo messaggio, quasi a metà giugno, in cui mi chiedevi se avessi ancora intenzione di vederci. Nulla è servito, dandoti l’ennesima conferma che non ti avessi ancora dimenticato, la mia banale risposta.

Avrei un milione di cose da dirti, da scriverti, da gridarti. Ma niente, ma del resto si sà che per quanto puoi arrivarci vicino, il sole prima o poi ti scotta. Anche se si camuffa da mezza luna. 

Un sole condannato all’oscurità, questo sei tu. La dannazione di spegnersi giorno dopo giorno. La tua tremenda capacità di farti male, che ti avvolge come la più calda delle coperte in un eterno inverno. 

Dimmi il gioco a cui stai giocando, mi imparo le regole. 

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